giovedì 14 marzo 2013

PROFONDO ROSSO



Quando si parla di thriller si parla necessariamente di PROFONDO ROSSO. Il film capolavoro di Argento ha sconvolto critica e pubblico alla sua uscita nelle sale per la magistrale e meticolosa cura dei particolari, bravura tecnica del regista che ancora una volta, dopo l’enorme successo riscosso da L’uccello dalle piume di cristallo ( 1969), ricorrendo alla tecnica in soggettiva  ci mette il coltello in mano e per l’impeccabile recitazione degli attori: Gabriele Lavia, David Hemmings, Daria Nicolodi, Clara Calamai tra i protagonisti. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dallo stesso Argento in collaborazione con il grande Bernardino Zapponi ( R.I.P. ), è un perfetto susseguirsi di sequenze macabre ottimamente descritte e curate nei minimi particolari.
Marc, giovane pianista, assiste all'assassinio di una parapsicologa ma non riesce a vedere il volto dell'omicida. Mentre indaga aiutato da una bella giornalista, le persone con cui viene in contatto cominciano ad essere assassinate una dopo l'altra. La verità è insospettabile.
Questo è un film importante per Argento, che con questa pellicola effettua il suo primo passo nell’horror. Non mancano infatti elementi riconducibili al metafisico, seppur presenti in maniera soffusa, che contribuiscono a rendere questo capolavoro del cinema thriller mondiale ancor più carico di suspence e terrore. Con PROFONDO ROSSO Argento anticipa gli elementi che provvederà a mettere in risalto nei successivi lavori e ripropone tutti quelli che hanno contribuito a rendere il suo stile unico nel genere: il tema del trauma, il ricorso alle armi bianche, il continuo confronto con l’infanzia e con le esperienze che hanno segnato la mente dell’assassino. L’intero staff tecnico funziona perfettamente e contribuisce alla riuscita di questo thriller per eccellenza: merita infatti di essere citato Carlo Rambaldi ( il celebre creatore di E.T.), qui alle prese con la realizzazione di un perfetto cadavere; il direttore della fotografia è Luigi Kuveiller, mentre le musiche sono dei Goblin. La giovane band rock-progressive, chiamata a sostituire un impegnato Gaslini, stringe da questo momento in poi un lungo rapporto di collaborazione con il regista romano. La colonna sonora di PROFONDO ROSSO rimane per lungo tempo in vetta alle classifiche riscuotendo un successo straordinario. Argento presenta uno stile personale nell’estetica dell’omicidio: nessuna vittima viene uccisa con armi usuali, la morte non è mai rapida, il delitto è portato allo stremo ed il sangue sgorga a fiumi. Il killer indossa guanti neri ed impermeabile scuro ( stile però introdotto da Mario Bava ) e la sua identità non viene svelata sino alla fine. Il regista, come in ogni suo lavoro, anche in questo semina elementi e tracce riconducibili al suo profilo personale, alle sue ansie e alle sue fobie, al suo vissuto ( molto viene riportato nella figura della giornalista Gianna ). Il duplice risvolto finale è poi un vero e proprio marchio di fabbrica di casa Argento. Un must non solo del cinema di genere, ma di tutto il panorama della Settima arte.
Nico Parente

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