martedì 23 aprile 2013

NON SI SEVIZIA UN PAPERINO

Lucio Fulci, si sa, è un regista estremo sotto tutti i punti di vista. Direttore poliedrico, è in grado in ogni suo lavoro ( e sono davvero tanti i suoi film ), indifferentemente se si tratta di un western o di un horror, di inserirci elementi disturbanti, forti, che rimangono impressi nella mente dello spettatore. E’ il 1972 quando il Nostro gira Non si sevizia un paperino, un thriller agghiacciante che creerà non pochi problemi a Fulci, costretto a scontrarsi duramente con critica e pubblico perbenista. L’Italia in questi anni è un paese moralista, cattolico, guidato dalla DC e certamente un film come questo risulta scomodo a molti.
Accendura, un piccolo paesino del Sud Italia, è sconvolto dalle brutali uccisioni di alcuni bambini. Ad indagare sul caso sarà un giornalista ( Tomas Milian ), che presto scoprirà l’identità del serial killer e porrà fine all’incubo.
Il paperino del titolo è un chiaro riferimento alla figura infantile, in questa pellicola vittima delle gesta efferate di un’insospettabile uomo, ma anche un elemento cruciale dell’intera vicenda. Questo è un film che sin da prima della sua uscita nelle sale ha fatto molto parlare di sé a causa di scene eccessivamente spinte e violente    ( tra queste celebre la sequenza in cui una sensualissima Barbara Bouchet si mostra nuda e provocante dinnanzi agli occhi di un bambino ). Questo è un thriller insolito: Non si sevizia un paperino si rivela una vera e propria denuncia al falso moralismo cattolico e benpensante, mettendo in evidenza, attraverso una piccola realtà popolare del Sud Italia, l’aspetto stupidamente pregiudizievole e superstizioso della gente, pronta a puntare il dito sin da subito contro lo scemo del paese prima, poi contro la splendida ragazza un po’ viziata ed infine contro la Maciara ( Florinda Bolkan), accusata di stregoneria. Un film importante per Fulci, che con questo lavoro dimostra il suo lato ribelle e anticonformista, il suo aspetto esagerato e la sua maestria nel saper fare cinema impegnato. Seppur con pochi mezzi a disposizione, gli effetti splatter e gore risultano ottimamente realizzati: la scena in cui la Maciara viene brutalmente uccisa a colpi di bastoni e pesanti catene fa gelare il sangue nelle vene. Le musiche sono di Riz Ortolani e da menzionare è certamente il forte contrasto sonoro che si crea mentre la Maciara viene colpita a morte e in sottofondo lo spettatore viene deliziato da Quei giorni insieme a te di Ornella Vanoni. Fulci colpisce duro e non conosce mezzi di termini di comunicazione, rivolgendo pesanti critiche al sistema ecclesiastico e all’Ordine costituito. Il risvolto finale è imprevedibile, nessuno penserebbe mai al prete come alla figura di uno spietato assassino convinto di preservare dagli atti peccaminosi i suoi bambini uccidendoli. Il cast funziona alla perfezione e l’idea di fondo, come suggerisce l’amico e critico Antonio Tentori risulta “geniale”. Un film che descrive appieno Lucio Fulci e che anticipa larga parte degli elementi che caratterizzeranno la sua filmografia futura. Da non perdere!
Nico Parente

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