Quando si parla di thriller si parla necessariamente di
PROFONDO ROSSO. Il film capolavoro di Argento ha sconvolto critica e pubblico
alla sua uscita nelle sale per la magistrale e meticolosa cura dei particolari,
bravura tecnica del regista che ancora una volta, dopo l’enorme successo
riscosso da L’uccello dalle piume di
cristallo ( 1969), ricorrendo alla tecnica in soggettiva ci mette il coltello in mano e per
l’impeccabile recitazione degli attori: Gabriele Lavia, David Hemmings, Daria
Nicolodi, Clara Calamai tra i protagonisti. La sceneggiatura, scritta a quattro
mani dallo stesso Argento in collaborazione con il grande Bernardino Zapponi (
R.I.P. ), è un perfetto susseguirsi di sequenze macabre ottimamente descritte e
curate nei minimi particolari.
Marc, giovane
pianista, assiste all'assassinio di una parapsicologa ma non riesce a vedere il
volto dell'omicida. Mentre indaga aiutato da una bella giornalista, le persone
con cui viene in contatto cominciano ad essere assassinate una dopo l'altra. La
verità è insospettabile.
Questo è un film importante per Argento, che con questa
pellicola effettua il suo primo passo nell’horror. Non mancano infatti elementi
riconducibili al metafisico, seppur presenti in maniera soffusa, che
contribuiscono a rendere questo capolavoro del cinema thriller mondiale ancor
più carico di suspence e terrore. Con PROFONDO ROSSO Argento anticipa gli
elementi che provvederà a mettere in risalto nei successivi lavori e ripropone
tutti quelli che hanno contribuito a rendere il suo stile unico nel genere: il
tema del trauma, il ricorso alle armi bianche, il continuo confronto con
l’infanzia e con le esperienze che hanno segnato la mente dell’assassino. L’intero
staff tecnico funziona perfettamente e contribuisce alla riuscita di questo
thriller per eccellenza: merita infatti di essere citato Carlo Rambaldi ( il
celebre creatore di E.T.), qui alle prese con la realizzazione di un perfetto
cadavere; il direttore della fotografia è Luigi Kuveiller, mentre le musiche
sono dei Goblin. La giovane band rock-progressive, chiamata a sostituire un
impegnato Gaslini, stringe da questo momento in poi un lungo rapporto di
collaborazione con il regista romano. La colonna sonora di PROFONDO ROSSO
rimane per lungo tempo in vetta alle classifiche riscuotendo un successo
straordinario. Argento presenta uno stile personale nell’estetica
dell’omicidio: nessuna vittima viene uccisa con armi usuali, la morte non è mai
rapida, il delitto è portato allo stremo ed il sangue sgorga a fiumi. Il killer
indossa guanti neri ed impermeabile scuro ( stile però introdotto da Mario Bava
) e la sua identità non viene svelata sino alla fine. Il regista, come in ogni
suo lavoro, anche in questo semina elementi e tracce riconducibili al suo
profilo personale, alle sue ansie e alle sue fobie, al suo vissuto ( molto
viene riportato nella figura della giornalista Gianna ). Il duplice risvolto
finale è poi un vero e proprio marchio di fabbrica di casa Argento. Un must non
solo del cinema di genere, ma di tutto il panorama della Settima arte.
Nico Parente
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