Di remake in remake. Ormai è risaputo che nel panorama
horror, forse per poca originalità o forse per semplici fini commerciali,
quella dei remake è divenuta una vera e propria moda. Da Nightmare ad Halloween,
passando ovviamente in rassegna i vari Venerdì
13 per poi giungere a Non aprite
quella porta, di rifacimenti ne abbiamo visti a decine! E proprio
quest’ultimo ancora una volta è finito nel mirino o, per meglio dire, nel bulbo
della telecamera.
Sinceramente sinora pochi sono i casi in cui un remake si è
rivelato valido. Ricevuta la proposta da un amico di fare un salto al cinema
per vedere un ennesimo massacro compiuto dalla famiglia Sawyer , mi sono
ritrovato di fronte ad una pellicola ambigua:
ha deluso le mie aspettative, ma tutto sommato si è presentata divertente, ben
realizzata e anche munita di una buona dose di tensione, a tratti.
Newt, Texas, 1974: alcuni ragazzi vengono
brutalmente massacrati dai componenti di una famiglia di cannibali tra i quali
Leatherface, forzuto armato di motosega con il volto celato da una maschera in
pelle umana. Solo una ragazza si salva e racconta l'accaduto allo sceriffo
locale che, con i suoi uomini, circonda la casa della famiglia per farsi
consegnare Leatherface, ma l'arrivo di una piccola comunità locale infuriata fa
degenerare la situazione. La casa viene data alle fiamme e la famiglia
sterminata. Si salva solo una neonata, strappata di nascosto alla madre da uno
dei giustizieri per farne dono alla moglie impossibilitata ad avere figli.
Parecchi anni dopo, Heather apprende dai genitori di non essere la loro figlia
naturale, ma di essere la progenie di un branco di mostri. Heather decide di
andare nella natia cittadina texana, per via di un'eredità lasciatale dalla nonna,
morta da poco. Il fidanzato Ryan e una coppia di amici la accompagnano… Sarà un
massacro!
Questa nuova puntata della saga che vede protagonista
Leatherface si propone come una continuazione della pellicola originale diretta
da Tobe Hooper nel lontano 1974, senza tener conto dei vari altri sequel
prodotti in questi anni. L’idea di partenza non è male, ma presto il tutto si
trasforma in un movie maniac poco coinvolgente, che presenta una sceneggiatura
scritta ad otto mani da eccellenti nomi del cinema di genere ( Adam Marcus,
Debra Sullivan, Kirsten Elms e Stephen Susco ), ma che nonostante ciò riposa su
una base poco solida ( teen ager dediti all’alcool e al sesso facile, sangue a
volontà e poca atmosfera ) e che preferisce lasciar spazio a lunghi inseguimenti
e a qualche sequenza splatter certamente ben realizzata. Gli effetti di trucco
ed il make up sono ottimi ed anche l’idea di tributare alcuni protagonisti del
passato non è male ( Gunnar Hansen,
Bill Moseley, Marilyn Burns ); del 3D non sono un appassionato e quindi non
tengo in considerazione questa peculiarità, ma la sola cosa certa è che
eccezion fatta per la breve nota introduttiva poi il film non riporta nulla
dell’aria sinistra e malsana dell’originale pellicola hooperiana. Il finale,comunque
poco apprezzato da chi scrive, cela una profonda, ma non certo originale
riflessione sociale presentando uno scontro tra i Mostri generati dalla
fantasia e quelli reali, che ci circondano.
Nel complesso il film diretto da John Luessenhop suscita
interesse, ma certo non tanto da volerne addirittura produrre un sequel!!
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